Trapianto da donatore vivente

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Il trapianto da Donatore vivente viene effettuato su esplicita e libera richiesta del donatore e ricevente.

La Legge 26 giugno 1967, n. 458 (GU 27/6/1967, n. 160), indica che il trapianto di rene da donatore vivente è lecito in deroga all’articolo 5 del Codice Civile nei casi in cui sia l’unica alternativa terapeutica. Il trapianto di rene da donatore vivente rappresenta oggi meno del 10% dei trapianti eseguiti in Italia ogni anno, nonostante numerosi Centri Italiani siano autorizzati ad effettuare questo trapianto. Il basso numero di trapianti di rene da donatore vivente eseguiti in Italia potrebbe essere principalmente dovuto alla scarsità delle informazioni disponibili per i pazienti affetti da Insufficienza renale cronica.

L’insufficiente numero di donatori cadavere e i migliori risultati del trapianto da vivente nel medio lungo periodo spingono a considerare quest’ultima soluzione terapeutica come quella più vantaggiosa per il paziente in attesa di trapianto di rene. Il donatore vivente può essere consanguineo (genitori, fratelli, figli) oppure non consanguineo (marito, moglie, persone legate affettivamente). Le raccomandazioni relative al trapianto da vivente espresse nei documenti  e altri testi istituzionali possono essere sintetizzate nei termini seguenti:

  • Al donatore devono essere fornite informazioni adeguate per poter elaborare una decisione consapevole non soltanto sul tipo, l’entità e la probabilità dei rischi, ma anche sulle possibili alternative per il ricevente (es: dialisi, lista d’attesa per organi da cadavere, attesa di donazione da altro donatore vivente, ecc).
  • Il potenziale donatore non deve subire pressioni, coercizioni, sollecitazioni, incentivazioni economiche o di alcun altro tipo.
  • La valutazione dell’accettabilità di un soggetto come donatore deve essere effettuata da un’equipe completamente indipendente sia dai pazienti coinvolti, che dai professionisti che effettuano il trapianto.
  • Al donatore deve essere garantita la facoltà di ritirare il consenso fin all’ultimo istante prima dell’intervento chirurgico.
  • La donazione non deve essere fonte di profitto o oggetto di commercializzazione.
  • Il donatore vivente deve essere sottoposto a rigorosi accertamenti medici volti ad identificare ogni controindicazione di tipo fisico o psicologico.
  • Deve essere assicurata un’assistenza a lungo termine ai donatori, così come ai riceventi.

Specifiche leggi regolano la donazione tra viventi.  Il donatore può essere esposto a rischi legati al danno funzionale derivante dalla perdita di un rene e a quelli strettamente chirurgici dell’intervento di nefrectomia, che possono dipendere dal tipo di tecnica usata. La letteratura dice che il rischio di morte è sovrapponibile a quello della popolazione generale di pari età. Il rischio per il donatore di sviluppare insufficienza renale cronica è molto basso tra l’ 0,2 e il 0,5%. Esistono dunque alcune condizioni necessarie per la donazione da vivente, che il prelievo dell’organo non arrechi danno alla vita del donatore, che l’organo sia necessario, che le tecniche per il prelievo siano le più sicure e le meno invasive per il donatore. Sul Donatore vengono effettuati accertamenti clinico  strumentali per escludere la presenza di fattori di rischio in relazione a precedenti  patologie, o di patologie in corso, ed accertamenti immunologici che documentino il grado di affinità immunogenetica (compatibilità HLA) fra donatore e ricevente e la negatività del cross-match (test immunologico crociato di compatibilità donatore/ricevente che rimane condizione essenziale per l’effettuazione del trapianto). Tutti gli accertamenti necessari per l’inserimento in lista e la valutazione dell’eventuale donatore sono a carico del SSN.

Esistono delle controindicazioni per il donatore di rene a scopo di trapianto:

Età inferiore a 18 anni; Incapacità di esprimere il proprio consenso alla donazione; Evidenza di coercizione; Abuso di droghe; Evidenza di neoplasia maligna; gravidanza; complicanze maggiori respiratorie o cardiovascolari, Diabete mellito; Malattie renali, Malattie sistemiche con interessamento renale, trombofilia, Obesità importante, Infezioni attive, Infezioni da epatite B, Epatite C e HIV, Ipertensione arteriosa con danno d’organo. Ci sono valori minimi di filtrato glomerulare che consentono di escludere a priori quei donatori che a seguito della nefrectomia non potrebbero avere una funzione renale residua adeguata. La misurazione più sicura della clearance della creatinina, finalizzata allo studio di un donatore è quella ottenuta con la Scintigrafia renale, che è in grado di evidenziare anche in quale misura ogni singolo rene collabora alla funzione globale. Per pazienti in sovrappeso è necessario avviarli a un programma dietetico. Lo sviluppo di nuove tecniche sempre meno invasive per la donazione del rene ha offerto al donatore garanzie di risultati sempre maggiori. Oggi sono disponibili varie tecniche chirurgiche, la laparoscopica o la chirurgia classica a cielo aperto.  La tecnica a cielo aperto ha molte contro indicazioni, dal risultato estetico al dolore e alla durata  della convalescenza. La tecnica mini invasiva e caratterizzata da minor dolore alla ferita, maggior recupero post operatorio. Il prelievo con tecnica laparoscopica o Robot assistita può incoraggiare la donazione ed aumentare ulteriormente il numero di trapianti.

I vantaggi del trapianto da vivente sono :

  • Risultati migliori a breve e lungo termine
  • Ripresa precoce della funzione renale, dovuto al tempo di ischemia fredda assente,
  • Riduzione dei tempi di attesa del trapianto
  • Programmazione intervento
  • Immunosoppressione meno aggressiva
  • Aumento numero di trapianti.
Presso alcuni centri trapianti nazionale, In caso di incompatibilità di gruppo sanguigno, o in caso di positività del cross match, alla coppia donatore-ricevente può venire proposto di entrare nel protocollo nazionale cosiddetto “crossover”. Secondo tale modalità, diverse coppie, provenienti da tutta Italia, per le quali non sia possibile procedere con il trapianto da vivente per una incompatibilità immunologica, possono entrare in un circuito al fine di trovare una coppia di scambio, in cui il donatore della prima coppia donerà al ricevente della seconda coppia, mentre il donatore della seconda coppia donerà al ricevente della prima coppia.

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