Terapia nutrizionale e aproteica

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Il termine dieta significa “regime alimentare che prevede l’assunzione di determinate qualità e quantità di cibi adattato per fini igienici o terapeutici” ad ogni individuo che necessita quotidianamente di un alimentazione da cui trarre energia in funzione delle proprie necessità .

L’alimentazione ha un ruolo fondamentale nella progressione dell’Insufficienza Renale (IRC), perché se il paziente nefropatico assume gli alimenti adatti,le scorie metaboliche prodotte dall’organismo sono in quantità minore per cui si riduce il carico di lavoro dei reni nella loro eliminazione.

Per questo motivo l’alimentazione è considerata una vera e propria terapia,viene infatti chiamata terapia nutrizionale la quale associata alla terapia farmacologica rallenta la progressione della Insufficienza Renale verso lo stadio terminale, ossia ritarda l’inizio della cosiddetta “terapia sostitutiva” o trattamento dialitico.

Perciò abituiamoci a definire come “dieta” la “terapia nutrizionale”.

L’Insufficienza Renale può essere dovuta al normale invecchiamento dell’organismo e quindi dei reni, oppure secondaria a diverse patologie quali Diabete , Ipertensione Arteriosa, Calcolosi renale Malattie cardiovascolari, patologie che in questi ultimi anni hanno causato un notevole aumento dei soggetti nefropatici. I valori ematici principali che ci evidenziano l’IRC sono l’aumento dell’ azotemia e della creatinina. Quando la funzione renale e’ ridotta è possibile rallentare l’evoluzione della patologia con la cosiddetta terapia conservativa che prevede il rispetto delle prescrizioni del nefrologo per quanto riguarda l’assunzione dei farmaci e della terapia dietetica.

 

 

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Vista l’importanza che ha la terapia dietetica nell’ IRC nella nostra U.O. di Nefrologia si è sentita la necessità di creare un ambulatorio di Nutrizione (ne fanno parte il Medico Nefrologo, la Dietista e l’infermiere) il cui scopo è dare ai pazienti indicazioni sull’alimentazione e far conoscere qual è l’apporto dei nutrienti dei cibi per poter adattare la terapia nutrizionale alle abitudini alimentari del paziente e alla sua patologia. La terapia nutrizionale per ottenere una buona collaborazione da parte del paziente non deve discostarsi molto dalle preferenze alimentari personali, ed è necessario che il paziente sappia cosa fare perché lo deve fare e come lo deve fare.

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Il nostro organismo attraverso la digestione ricava dagli alimenti i principi nutritivi : proteine, sali minerali, glucidi, lipidi, vitamine; dalle calorie (kcal) che introduce l’ organismo trae l’energia necessaria per il funzionamento di organi e apparati.

Le proteine sono fondamentali per il nostro organismo in quanto sono essenziali nella costruzione e rinnovamento delle cellule dei tessuti che ogni giorno con i processi vitali vanno incontro al deterioramento. Per questo motivo devono essere presenti giornalmente nella dieta. Gli alimenti che contengono la maggior quantità di proteine sono quelli di origine animale (la carne ,il pesce,il latte, le uova),mentre le proteine di origine vegetale sono contenute nei legumi e nei cereali (come la pasta, il pane , riso e biscotti). Ogni grammo di proteine produce Kcal 3,75

I sali minerali. Sono il sodio, calcio, potassio, magnesio, fosforo, ferro, molto importanti perchè intervengono negli scambi tra le cellule e sono componenti fondamentali delle ossa, dei muscoli, del sangue. Devono essere introdotti con gli alimenti tutti i giorni, per equilibrare per esempio la loro perdita attraverso la sudorazione. Il sodio è contenuto come cloruro di sodio in tanti alimenti, in particolare nel comune sale di cucina,nei salumi,nei formaggi e nei cibi in scatola. Spesso il suo consumo nelle nostre abitudini alimentari è molto superiore al fabbisogno per cui accumulandosi nel nostro organismo può causare Ipertensione arteriosa e ritenzione di liquidi. Il potassio è un elettrolita presente nella quasi totalità degli alimenti,specialmente in frutta e verdura. Esso è importante per la conduzione degli stimoli elettrici cardiaci e dei muscoli striati. Il fosforo è contenuto nelle proteine di derivazione animale, nei formaggi e in modo subdolo (sottoforma di acido ortofosforico) nei cibi conservati in scatola e nelle bibite, quindi diffidate degli additivi, dei gelificanti/addensanti presenti in numerose forme al supermercato . Il calcio è indispensabile per la formazione del tessuto osseo. E’ contenuto principalmente nel latte. Favorisce la coagulazione del sangue e agisce sul sistema nervoso e muscolare.

I glucidi o carboidrati sono contenuti principalmente negli alimenti di origine vegetale nella pasta, nel pane, nella frutta, nelle patate,. Si dividono in due gruppi: zuccheri semplici e zuccheri complessi. Gli zuccheri semplici sono quelli che il nostro organismo digerisce più velocemente e rappresentano per l’organismo una fonte di energia immediata. Lo zucchero più semplice è detto glucosio. Gli zuccheri complessi, invece, devono essere scomposti prima di essere trasformati in glucosio; la loro digestione è più lenta e sono la riserva energetica che viene poi distribuita nell’organismo durante l’attività fisica. Lo zucchero complesso più importante è detto glicogeno serbatoio epatico di glucosio nel fegato . Un grammo di carboidrati produce 4 Kcal.

I lipidi o grassi sono gli alimenti con il più alto contenuto energetico. Possono provenire da alimenti di origine animale (formaggio, uova, carne, pesce) o da alimenti di origine vegetale (olio d’oliva, semi di soia, girasole, mais). Un grammo di lipidi corrisponde a 9 Kcal.

Le vitamine sono sostanze indispensabili per il funzionamento dell’organismo perché hanno un importanza fondamentale nel metabolismo dei grassi e degli zuccheri. Non vengono sintetizzate dall’organismo ma devono essere introdotte con l’alimentazione. Sono presenti negli alimenti sia di origine animale ma principalmente in quelli di origine vegetale (es. Vitamina C o acido ascorbico presente negli agrumi, la Vitamina PP abbondante nel lievito di birra).

Le calorie abbiamo detto che sono l’unità di misura del contenuto energetico degli alimenti. Una dieta viene definita normocalorica quando la quantità di calorie introdotte nel nostro organismo è uguale al nostro fabbisogno energetico quotidiano, ipercalorica se il regime alimentare si prefigge di aumentare l’apporto dei nutrienti allo scopo di favorire un incremento ponderale in un soggetto sottopeso, ipocalorica quando la quantità di calorie deve essere inferiore al fabbisogno per favorire un calo ponderale. La quantità di energia giornaliera necessaria all’organismo, oltre che per il funzionamento degli organi e degli apparati, aumenta in base all’esercizio fisico svolto.

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Ora vediamo come nell’ambulatorio di nutrizione vengono seguiti i pazienti nefropatici. Il paziente viene inviato in ambulatorio dal medico nefrologo perché affetto da una nefropatia in fase più o meno avanzata,per cui necessita di consigli sull’alimentazione o di una terapia nutrizionale da seguire in base allo stadio della patologia. Nel momento in cui il paziente esegue la visita con la dietista, viene impostata una cartella dove vengono raccolti i dati anagrafici, l’anamnesi clinica e dietetica. Il paziente esegue quindi una valutazione antropometrica che comprende il peso, l’altezza, le circonferenze (vita, fianchi, braccia) e la plicometria. Il plicometro è uno strumento che ci permette di avere delle indicazioni sul grasso corporeo. E’ formato da una pinza e da una scala graduata che misura la distanza tra le punte della pinza, quando la pinza trattiene una plica di cute e sottocute. Questa misura può essere effettuata in diverse sedi: zona addominale, soprailiaca, coscia, polpaccio, braccio .L’esame si esegue tenendo lo strumento con la mano destra e afferrando con il pollice e l’indice della mano sinistra una plica cercando di scollare il tessuto muscolare sottostante per applicarvi il calibro. Il valore ottenuto ci dà la percentuale del tessuto adiposo presente nell’organismo. Da noi viene anche eseguita la bioimpedenziometria che è un esame che rileva la resistenza opposta al passaggio di una debole corrente attraverso i tessuti del paziente che consente di ottenere dei dati sulla Massa magra e grassa, sullo stato di idratazione: questi dati vanno riportati in un grafico, da confrontare con gli esami successivi. Viene eseguita inoltre l’ indagine alimentare (anche con l’aiuto di un atlante fotografico, dove vengono riprodotte varie pietanze con le diverse quantità) cioè al paziente viene chiesto cosa mangia abitualmente a colazione, pranzo, cena e se fa degli spuntini; al paziente verrà preparata quindi una dieta personalizzata con un apporto proteico adatto al suo fabbisogno in base all’età, al sesso, alla nefropatia e alle altre patologie spesso correlate.

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Se il paziente presenta un’ IRC di grado lieve gli viene consigliato di modificare la sua alimentazione limitando l’assunzione di sodio (che agisce sui valori della pressione arteriosa), seguendo una dieta iposodica, quindi evitando cibi che contengono molto sale e riducendo la quantità di sale aggiunto durante la cottura. Sempre in questo stadio di IRC si agisce anche sul controllo dei valori della glicemia, del colesterolo, dell’acido urico perché contribuiscono alla progressione del danno renale. Questi elementi sono infatti la causa della sindrome metabolica che viene trattata sia con l’alimentazione che con la terapia farmacologica. Molto importante in questa fase è il controllo dell’iperuricemia che può essere fatto con l’ utilizzo di farmaci o con una dieta a basso contenuto di purine. Le purine sono sostanze che vengono trasformate dall’organismo in acido urico che favorisce la formazione di calcoli renali, oppure depositandosi nelle articolazioni favoriscono gli attacchi di gotta. Alimenti ricchi di purine sono i crostacei, la carne (in particolare quella rossa), le frattaglie, l’alcool e la frutta. E’ indispensabile anche l’abolizione del fumo.

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Se invece il paziente presenta un IRC di grado moderato o avanzato dovrà seguire i suggerimenti dati nell’ambulatorio di nutrizione sull’assunzione dei diversi principi alimentari in base al suo stato patologico. Il controllo dell’uremia (la quale può portare a stanchezza, nausea, vomito ecc, causati dall’accumulo delle scorie azotate) può ritardare la progressione del danno renale. Per questo motivo il paziente dovrà ridurre l’assunzione di proteine, fosfati, sodio, potassio e assumere le calorie in quantità adeguata per evitare la malnutrizione. Il fabbisogno proteico di un individuo sano è di 0,8 /kg/die, invece per i pazienti con IRC moderata-severa deve essere ridotta almeno a 0,6 g/kg/die. La terapia dietetica in questo caso viene definita ipoproteica. Per poter assumere le proteine di origine animale ad alto valore biologico che contengono gli aminoacidi “essenziali”di cui il nostro organismo ha necessità, si limita l’assunzione di quelle di origine vegetale per cui al paziente si prescrivono pane, pasta, biscotti preparati con farine “aproteiche,” contenenti una scarsa quantità di proteine e di sali minerali. Questi prodotti vengono forniti dalle farmacie, tramite piano terapeutico personalizzato, in quantità variabile sino a una fornitura mensile, nella nostra Regione, di 10 Kg.

Barbara Casu.

 

 

 

 

 

2 Pensieri su &Idquo;Terapia nutrizionale e aproteica

  1. Io non ho un commento ma un quesito,dove si trovano questi ambulatori ad Oristano o cagliari? Io ne avrei necessità per una neonata affetta da insufficienza renale cronica

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